Quale Agricoltura per un Futuro Sostenibile? Un libro per analizzare, riflettere, discutere e parlare del nostro futuro.
Quale Agricoltura per un Futuro Sostenibile? Un libro per analizzare, riflettere, discutere e parlare del nostro futuro.

Stefano Grego e Vincenzo Naso del CIRPS, insieme a due valenti esperti, Giovanni Di Matteo del CREA e Parviz Koohafkan, Presidente della Fondazione WAHF, hanno scritto un libro sulle prospettive della agricoltura del futuro.

 Il libro dal titolo “Le conoscenze del passato per l’agricoltura del futuro” non è un testo scientifico, anche se è scientificamente corretto, ma ha lo scopo di divulgare soprattutto tra le nuove generazioni aspetti ambientali ed ecologici di cui si parla ma che generalmente non sono completamente compresi. Una forte enfasi viene data alle caratteristiche ambientali, sociali e culturali dell’agricoltura familiare.

Il patrimonio culturale che nei secoli il mondo agricolo ha sviluppato selezionando le cultivar locali e, ideando e/o perfezionando sistemi di coltivazione, metodologie di conservazione e processi di trasformazione dei prodotti agricoli deve essere protetto, migliorato e reso disponibile. Fondamentale è anche tutto l’indotto socioculturale che l’ambiente agricolo rappresenta, come il linguaggio, le tradizioni, le usanze, le storie e i miti.

È significativo il fatto che, nonostante i cambiamenti politici, socio-economici e ambientali globali in atto, una serie di sistemi agricoli antichi, ma ingegnosi, sviluppati dalle comunità agricole locali, abbiano superato la prova del tempo. Essi hanno aiutato i piccoli agricoltori a gestire in modo sostenibile ambienti difficili e -insieme- a soddisfare le loro esigenze di sussistenza, senza dipendere da tutte quelle tecnologie che rappresentano i sistemi intensivi di coltivazione agricola come la meccanizzazione, i fertilizzanti chimici, i pesticidi o le altre tecnologie della moderna scienza agricola. Scopo precipuo di questi sistemi agricoli, per lungo tempo dimenticati, c’è la necessità di conservare dinamicamente alcuni dei sistemi più rappresentativi del mondo e i relativi paesaggi agricoli.

Gli  autori sono convinti che bisogna riscoprire e rivalutare le pratiche agricole sviluppate nei secoli dagli agricoltori per assicurare un equilibrio negli agroecosistemi. Infatti la crescente spinta verso l’agricoltura industriale e la globalizzazione – con un’enfasi sulle colture di esportazione e transgeniche e con la rapida espansione di colture di biocarburanti (palma da olio, canna da zucchero, mais, soia, eucalipto, ecc.) – sta sempre più rimodellando l’agricoltura mondiale e l’approvvigionamento alimentare, con potenziali impatti e rischi economici, sociali ed ecologici assai gravi, in particolare per i Paesi in via di sviluppo, specie i più poveri.

L’intensificazione della produzione dei sistemi agricoli ha portato a drastici cambiamenti nell’agrobiodiversità, con conseguente aumento della specializzazione e con una perdita evidente dell’ equilibrio dell’agroecosistema. Tutto ciò è la conseguenza delle richieste della società industrializzata e consumistica, naturalmente, ma anche dall’aumento della pressione demografica.

Tale rimodellamento sta avvenendo nel bel mezzo di un clima in evoluzione che dovrebbe avere effetti di vasta portata sul settore agricolo e sulla produttività delle colture, principalmente nelle zone tropicali e aride di tali Paesi.

L’approccio alla conservazione dinamica delle caratteristiche dell’agricoltura tradizionale prevede una gestione attiva da parte delle comunità che abitano quei paesaggi, considerando i territori come risorse significative a livello globale, da proteggere e conservare in modo che si possano sviluppare in maniera dinamica.

D’altra parte, l’agricoltura sostenibile non può essere vista come un’entità indipendente in un contesto paesaggistico impoverito a causa della perdita di biodiversità. Abbiamo sottolineato più volte nel libro come gli esseri umani siano parte integrante di un paesaggio culturale presente attorno a loro.

Sostenuto da questa logica, il ritorno degli esseri umani alla natura va promosso con convinzione dalla società umana che deve essere profondamente consapevole che, nel contesto socio-ecologico contemporaneo, esso avverrà solo in un paesaggio culturale restaurato e riabilitato.

In ultima analisi, la conservazione della biodiversità, il sostentamento e lo sviluppo sostenibile rappresentano facce della stessa medaglia: conservare e rafforzare è un passo importante per l’umanità.